ACCESS LANDSCAPE ACCESS [N38E13 ART SPACE]

PRIMOZ BIZJAK  / CANECAPOVOLTO  /  STEFANO CANTO  /  ANNAMARIA DI GIACOMO  /  JOSE FLORENTINO  /  ALESSANDRO LIBRIO  /  IGNAZIO MORTELLARO
curated by Salvatore Davì e Katiuscia Pompili                                                                
N38E13 ART SPACE – Palermo                                                                                                     OPENING 13 luglio 2013
A project by: N38E13 / Direction and coordination: Ennio Pellicanò / Exhibition design: Agnese Giglia / Production assistant: Luca Cinquemani / Press office: Tiziana Pantaleo / Graphic design: Leonardo Vaccaro

 


N38E13 presenta la prima tappa del progetto Access LandscapeAccess che prevede una divisione in due momenti coordinati ma indipendenti che propongono artisti di provenienza siciliana, nazionale e internazionale: la mostra collettiva e un ciclo di quattro residenze.
L’eterogeneità e la polifonia progettuale risulta necessaria per sondare un tema complesso e stratificato come quello del paesaggio. Access Landscape Access si concentra sull’idea di paesaggio come estensione del corpo dell’individuo, come dimensione contesa tra l’orientamento di chi lo pratica quotidianamente e lo straniamento del forestiero. Access è ripetuto due volte per marcare la natura del paesaggio inteso come processo mentale, come codice binario aperto ed estendibile all’infinito, come struttura che riflette sulle possibilità di appropriazione di un luogo e produce interpretazioni che lasciano spazio a future declinazioni. Accedere a uno spazio significa praticarlo, appropriarsene e tradurlo in luogo. La relazione tra il territorio e l’individuo che lo abita, o lo attraversa, attiva una negoziazione che permette di costruire un paesaggio. Non si tratta di trovare la giusta chiave di lettura, bensì di costruirne una che decodifichi lo stereotipo del paesaggio e che apra i dispositivi di narrazione a plurimi modelli interpretativi.

 


LE NARRAZIONI SI MOLTIPLICANO E SI METTE IN MOTO UN PROCESSO DI ESPLORAZIONE CHE SGRETOLA L’IDEA DI PAESAGGIO COME CONCETTO CULTURALMENTE DEFINITO.
ESSO NON SI PRESENTA COME IL TERRITORIO ESPRESSIVO DI UNA SOLA E INVARIABILE IDENTITÀ MA È UNA MODALITÀ DI PENSIERO CHE MUTA PARTENDO DA UN DATO REALE.

ACCESS – Salvatore Davì:
Il paesaggio comincia raso terra, con dei passi, che segnano lo spazio. Il corpo cede alle concavità e alle convessità del componimento paesaggistico e scrive la terra, senza orpelli, come cartografia necessaria alla vita e alla formazione dei luoghi. Coloro che vivono quotidianamente un territorio sono la forma primaria di questa esperienza, ma sfugge sempre qualcosa: i luoghi non si presentano come materia inerte, come preda esclusiva del quotidiano, bensì come materia incandescente, estendibile e perturbabile, come volume e densità che si rigenerano nel “passaggio”, nell’attraversamento dell’alterità. È una pratica speleologa: la terra è apprensione tattile e l’individuo si localizza determinando uno spazio antropologico, stabilendo una soglia, edificando un terreno concreto. Ogni individuo lo fa da sempre, traendo origine da un sapere biologico-culturale cresciuto in 40.000 anni di percezione. Alle comunità restano lo scarto di una trama territoriale e le pratiche che, come numeri, hanno nutrito una successione, che però non costituisce una serie, bensì un brulicare di singolarità e concetti sul paesaggio che riaffiorano con discontinua nitidezza. La creazione del luogo è, dunque, appropriazione cinestesica, assorbimento topografico e topologico, formicolio cosmografico e cosmologico. Residui. Scorie cognitive. Sedimentazioni paesaggistiche che si modificano analiticamente per riorganizzare, di tempo in tempo, una connessione tra mente e territorio. Lo spazio esiste: concreto, come vettore ed elemento dentro il quale si stabiliscono rapporti di esistenza e coesistenza. Il paesaggio esiste: concreto, come luogo praticato. Dalla materia astratta dello spazio si apre, dunque, un varco del pensiero, e da lì nasce il racconto. Alla geografia fisica si accosta una geografia mentale. Il gioco è fatto: architetture, maglie urbane, panorami, paesaggi, mappe e simboli.

ACCESS – Katiuscia Pompili:
Access (il passaggio) rende implicito il movimento di chi compie l’azione e indica l’attraversamento di un luogo; Landscape (il paesaggio) è agito e non più, solo, contemplazione rigeneratrice dello spirito o ultimo rifugio dell’esistenza. Il paesaggio è un organismo vivo e come tale si modifica nella costruzione e nella percezione di chi lo vive, lo attraversa, lo tutela o lo distrugge. Anche gli eventi distruttivi come terremoti o bombardamenti producono cambiamenti: radicali, innaturali forse, e causa di momentanea dispersione di identità ma, pur sempre, modifiche e, mai, annullamento totale. Identità è un termine che ha nei confronti del paesaggio una relazione filiale ma è il territorio che produce identità o è questo che acquista valore identitario per riflesso? La questione identitaria è spesso legata ad un luogo, al riconoscimento di dettagli che diventano custodi di esperienze ed emozioni private o collettive. Se il paesaggio è la forma percepita di un ambiente, le modalità di restituirlo sono infinite come potenzialmente illimitati sono i paesaggi a cui si riferisce l’artista: umani, virtuali, naturali, ancestrali, urbani, pittoreschi, fisici o astratti. L’uomo costruisce attorno a sé un paesaggio artificiale, pensato per la prolificazione e la tutela della sua specie ma la sua forma è determinata dall’ambiente naturale che lo circonda e a esso e ai suoi stimoli risponde in armonia o in conflitto. Access è una porta, una soglia da attraversare, momento che Arnold Van Gennep identificava con il rito di passaggio; l’artista percorre il passaggio/paesaggio, vi costruisce un pensiero e lo restituisce alla collettività compiendo il rito di unione con il pubblico attraverso l’opera d’arte.

LANDSCAPE Sintesi co-curatoriale:
«Il paesaggio comincia raso terra, i luoghi non si presentano come materia inerte, si modificano nella costruzione e nella percezione di chi li vive. La creazione del luogo è, dunque, appropriazione cinestesica, assorbimento topografico e topologico, formicolio cosmografico e cosmologico. Il paesaggio è agito e non più, solo, contemplazione rigeneratrice dello spirito o ultimo rifugio dell’esistenza. Il paesaggio è un organismo vivo e come tale si modifica nella costruzione e nella percezione di chi lo vive, lo attraversa, lo tutela o lo distrugge. La questione identitaria è spesso legata ad un luogo, al riconoscimento di dettagli che diventano custodi di esperienze ed emozioni private o collettive. Le comunità creano, così, sedimentazioni paesaggistiche che si modificano analiticamente per riorganizzare, di tempo in tempo, una connessione tra mente e territorio.»

 

ENG

NARRATIONS MULTIPLY AND A PROCESS OF EXPLORATION STARTS THAT SHATTERS THE IDEA OF LANDSCAPE AS A CONCEPT CULTURALLY DEFINED. IT DOES NOT APPEAR AS THE EXPRESSIVE TERRITORY OF A SINGLE AND INVARIABLE IDENTITY BUT IS A WAY OF THINKING THAT CHANGES STARTING FROM THE ACTUAL DATA.


 

ACCESS – Salvatore Davì:
The landscape starts ground level, with a few steps, determining the space. The body surrenders to the concavities and convexities of the landscape composition and writes the ground, with no frills, like a cartography necessary to life and to the formation of places. Those who daily live a territory are the primary form of this experience, something is always missing however: places are no inert material, an exclusive prey of the daily, they are incandescent material, extendible and perturbable, like volume and density that regenerate within “landscape”, in the passing through of the alterity. It is a speleological practice: the ground is tactile apprehension and the individual localizes himself determining an anthropological space, establishing a threshold, building actual terrain. Every individual has been doing it forever, he originates from a biological-cultural knowledge grown in 40.000 years of perception. To the communities remains the scrap of a territorial texture and the practices that, like numbers, have fed a succession that, however, doesn’t constitute a series but a flooding of singularities and concepts about landscape re-emerging with discontinuous clearness. The creation of the place is then kinesthetic appropriation, topographic and topological absorption, cosmographic and cosmological tingling. Leftovers. Cognitive slag. Sedimentations of the landscape analytically modifying themselves in order to reorganize, from time to time,  connection between mind and territory. Space exists: concrete, like a vector and like the element in which relations of existence and coexistence can be established. Landscape exists: concrete, a performed place. From the abstract material of space a breach of the thought can therefore be opened, and there a narration can be born. A mental geography can be combined to the physical geography. And you are ready to play: architectures, urban grids, panoramas, landscapes, maps and symbols.

ACCESS – Katiuscia Pompili:
Access (landscape) makes implicit the movement of who carries out the action and indicates the crossing of a place; Landscape is acted and is no longer simple regenerative contemplation of the spirit or last shelter of the existence. Landscape is a living organism and as such it modifies in the construction and perception of who is living it, crosses it, preserves it or destroys it. Even destructive events like earthquakes or bombings make changes: radical, perhaps unnatural, they are the reason for a temporary dispersion of identity but they are still modifications and never complete annulment. Identity is a term that has toward landscape a filial relation but is the territory that creates an identity or does it gain identity value as a reflection? The identity question is often bound to a place, to the recognition of details that become keepers of experiences and emotions both private and collective. If landscape is the perceived form of an environment, the modalities to give it back are infinite because potentially unlimited are the landscapes that the artist can refer to: human, virtual, natural, ancestral, urban, picturesque, physical or abstract. Access makes you think of a door, a threshold to be crossed, a moment that Arnel Van Gennep used to identify with the passage ritual; the artist crosses the passage/landscape, he builds a thought and, through the work of art, he gives it back to the collectivity by performing a ritual of union with the public.

LANDSCAPE Sintesi co-curatoriale:
«Landscape is a living organism, it begins ground level, the places are no inert material, the modify themselves in the construction and perception of those who live them. The creation of the place is then kinesthetic appropriation, topographic and topologic absorption, cosmology and cosmology tingling. The identity question is often bound to a place, to the recognition of details that become keepers of experiences and emotions both private and collective. Communities create then landscape sedimentations that analytically modify in order to reorganize, from time to time, a connection between mind and territory».
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